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Per Expo ristoranti senza coperto (forse)

Milano -
Per Expo ristoranti senza coperto (forse)

‘Ne a l’ustaria ne in lecc se diventa vecc’ (“Né all’osteria, né a letto si diventa vecchi”): così dice un vecchio proverbio milanese…. E forse grazie all’Expo, nel capoluogo lombardo, si riscopriranno le antiche tradizioni milanesi, a partire dalla cucina.

Infatti, dai 300 ai 400 ristoranti si stanno associando per proporre un menu di Expo che dovrebbe includere piatti della cucina milanese, che varieranno a seconda della stagione. Si sta anche pensando di eliminare il coperto, come avviene all’estero, sostituito dalla libera mancia. Inoltre  i ristoranti associati sarebbero tenuti a portare sempre una brocca dell’acqua del sindaco a tavola, a prevedere un menù per i bambini e a far utilizzare la toilette a tutti, anche a chi non consuma.

Lino Stoppani, Presidente Epam ( associazione dei pubblici esercenti di Milano) ha dato la lieta novella: “Stiamo preparando l’offerta gastronomica per i visitatori di Expo basata su ingredienti di qualità e rigorosamente del territorio lombardo. Si parla di un network di ristoranti, i cui nomi saranno poi racchiusi in una guida”. Si tratterebbe di un progetto unico che dovrebbe coinvolgere sia i ristoranti in centro che in periferia, in collaborazione anche con l’associazione professionale cuochi italiani.

Ad Expo si torna a mangiare il vero risotto alla milanese con ossobuco?

Le vecchie trattorie milanesi, che fino agli anni ’80 si trovavano in ogni quartiere, quelle dove ci si sentiva a casa, dove spesso il proprietario si sedeva al tavolo dei commensali, la cuoca (che era spesso la moglie) cucinava pietanze tipiche deliziose e cercava di accontentare ogni cliente andando incontro ai suoi gusti, il tutto questo a prezzi popolari, non esistono quasi più.

Ora, per soddisfare i turisti di Expo, forse si risentirà parlare milanese nelle trattorie e, sperando che non sia un’operazione, come si suol dire radical chic, i piatti della tradizione milanese come il risotto, fatto con il riso carnaroli, quello al salto o meglio ‘Al dopo Scala’ (perché al Savini veniva servito così dopo una certa ora), la cassoeula, l’ossobuco, la cotoletta, la trippa, il minestrone di riso, i mondeghili, quindi le polpettine ricavate dagli avanzi della carne macinata, il panettone (anche se non si sa perché, un po’ rivisitato) e altri piatti poveri della tradizione, torneranno in auge durante i sei mesi di Expo, si spera a prezzi non troppo alti. A questo proposito Stoppani ha aggiunto: “I costi saranno differenziati e proporzionati al prestigio dello chef, ma tutti garantiranno prezzi trasparenti, con il listino in più lingue. Stiamo facendo il possibile per essere all’altezza e vincere la sfida, nella speranza che i visitatori ritornino in futuro”.

Il coperto si pagherà ad Expo o meglio la mancia?

Un altro punto su cui si sta discutendo da almeno due anni (ma si sa, i ritardi quando si parla di Expo sono all’ordine del giorno) è il coperto. Nel mese di  settembre del 2013, Franco d’Alfonso, assessore al Commercio del Comune ha affermato: “Il nostro obiettivo per il 2015 è quello di eliminare la piccola sorpresa del coperto per locali e ristoranti”. Insomma, il Comune di Milano non vorrebbe fare una figuraccia agli occhi del mondo, anche se molti turisti che hanno visitato l’Italia sanno già che in alcuni ristoranti il coperto è a parte. Per D’Alfonso questa è un’abitudine tipicamente italiana che infastidisce molto i turisti, soprattutto perché la sorpresa arriva insieme al conto e in ogni locale il coperto ha un costo diverso.

Qualche esempio?  Al Biffi, in galleria, ammonta a ben 6,5,euro, alla Rinascente, da Obicà, costa 2,5 euro, ma con inclusa la vista sul Duomo,.Persino dall’internazionale Eataly è previsto: costa 1 euro, ma insieme ti danno il pane cotto nel forno a legna. Insomma, alcuni ristoranti lo prevedono, ma costa poco, in altri è molto elevato e in alcuni non è calcolato, ma ora, se vogliono far parte del network, devono prendere una decisione comune per Expo e il tempo stringe! Stoppani, seppur condivida l’idea di una scelta comune, in precedenza aveva affermato: “Il coperto è l’applicazione del costo del tovagliato che è un costo certo. C’è chi lo considera separato e chi, quando lo toglie, lo ripartisce sulle portate”.

Speriamo quindi che nei ristoranti che aderiranno al network, oltre ai buoni piatti della cucina milanese, ai gagliardetti distribuiti all’ingresso e al kit d’informazioni su Expo, non rincarino troppo i prezzi per ripagarsi la tovaglia di design, altrimenti, come si dice a Milano: ‘Chi volta el cùu a Milan, il volta al pan!’ ( Chi volta il sedere a Milano, lo volta al pane).

 

 

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da MilanoExpo2015.it . ed è stato inizialmente pubblicato su www.milanoexpo2015.it. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Milano OnLine]

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