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Moschea ad Expo: una operazione commerciale?

Milano -
Nessuna moschea per i mussulmani ad Expo!

In queste giornate di tensione dopo gli ultimi fatti accaduti in Libia, la propaganda minacciosa dell’Isis e le ondate di immigrati, purtroppo difficili da contenere e controllare, le affermazioni contraddittorie da parte di istituzioni, rappresentanti politici e media sono all’ordine del giorno. Regna una gran confusione sul da farsi, sul cosa pensare, se difendersi o attaccare, anche in vista di Expo. Preoccupa il consistente flusso di visitatori, soprattutto quelli che arriveranno dai paesi arabi. Da una parte si vorrebbe accoglierli calorosamente e dall’altra si potenziano le misure di sicurezza contro possibili attentati, soprattutto dopo quelli recenti di Parigi e Copenaghen. E’ emersa anche un’altra questione molto delicata: la presenza o meno di una moschea sul sito espositivo. Il mondo politico è spaccato in due, ma ciò che preoccupa di più forse è l’opinione comune, quindi l’odio per lo straniero, il pregiudizio, i commenti razzisti e il cosiddetto abito che purtroppo  ‘fa il monaco’.

Per l’Isis la Libia è un porto di accesso per l’Europa?

Il Viminale ha dato il via libera al progetto Strade Sicure che prevedrebbe l’impiego di 4800 militari (contro i 3000 supposti) per sorvegliare le zone più a rischio di Milano e di 600 che vigilerebbero sul sito Expo. Il provvedimento non è ancora stato firmato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ma, viste le ultime vicende, è probabile che verrà attuato. Inoltre, nonostante Angiolino Alfano sembra sia più preoccupato della propaganda dell’Isis sul web che nelle moschee,  tanto da aver contattato oltre alle forze di polizia anche i rappresentanti dei principali Social e delle aziende informatiche a scopo preventivo, anche la decisione se realizzare o meno una moschea sul sito di Expo ha sollevato un bel polverone.

Pierfrancesco Majorino, contro la cosiddetta Legge anti Moschee

Partiamo dal principio: il 26 gennaio la Regione Lombardia ha approvato la (così soprannominata) ‘Legge anti-moschee’ , per regolare l’attuazione di nuovi luoghi di culto nei comuni lombardi. La legge non penalizza solo le moschee, ma anche le chiese cattoliche. Nonostante ciò, soprattutto il centro sinistra ha interpretato la legge come un attacco all’islam e l’assessore Pierfrancesco Majorino ha affermato: “ Tra i leghisti che negano la libertà di culto e i teorici del fondamentalismo islamico (o di ogni altra religione) per me non c’è alcuna differenza. Si perdono voti a dire queste cose? Ma chissenefrega. Io voglio avere il coraggio di guardarmi in faccia”.  Più cauto, ma non meno incisivo è stato l’esponente dell’area moderata e cattolica Matteo Forte che ha esclamato: “Per contrastare l’islamismo politico e fondamentalista – obiettivo giusto e condivisibile – si finisce per limitare la libertà religiosa di tutti, Chiesa cattolica compresa. Quando per motivi di ordine pubblico si prevedono l’acquisizione di pareri di organizzazioni, comitati di cittadini o la facoltà per i comuni di indire referendum, e si finisce per mettere diritti indisponibili come la libertà religiosa alla mercé dell’opinione comune e del pensiero dei più, la china è pericolosa per tutti”.

Giuliano Pisapia a Radio 24 parla della Moschea ad Expo

Poco tempo dopo, quando i fari della polemica non si erano ancora spenti, è entrato in scena a sorpresa il sindaco Giuliano Pisapia che ai microfoni di Radio 24 ha detto: “Stiamo cercando di vedere che ci sia in ogni caso un luogo di culto all’interno e all’esterno di Expo. Non avere una moschea  sarebbe un segnale estremamente negativo perché non si dà un luogo di culto a credenti che saranno numerosissimi. Purtroppo la Regione ha approvato una legge che renderà ancora più difficile il fatto che si arrivi a Expo con una moschea”.

Il sindaco di Milano ha sorpreso tutti con quest’affermazione, soprattutto in un periodo storico delicato come quello odierno, dove sono molti gli ascoltatori radiofonici, ad esempio quelli del programma ‘La Zanzara’ , che farebbero annegare volentieri gli immigrati sui barconi in arrivo sulle nostre coste e che tremano all’idea che l’Isis o attentatori solitari possano arrivare impunemente in Italia. Pisapia è stato immediatamente attaccato da molti esponenti politici, soprattutto di destra, tra cui l’assessore regionale al Territorio, Viviana Beccalossi (di Fratelli d’Italia) che ha dischiarato:  “E’ quantomeno bizzarra l’idea del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che arriva a ipotizzare la realizzazione di una moschea all’interno dell’area espositiva. Sarebbe meglio che Pisapia dedicasse qualche minuto per telefonare al premier Renzi ricordandogli di inoltrare il bonifico  che serve “per realizzare le vasche di laminazione del fiume Seveso”. In favore di Pisapia è intervenuto Majorino che, ancora adirato a causa della ‘Legge antimoschee’, ha affermato: “La dichiarazione del Sindaco Pisapia sui luoghi di culto durante Expo è assolutamente appropriata. Siamo infatti al lavoro, non per realizzare una ‘moschea’ compiuta, ma per mettere a disposizione in città spazi temporanei che permettano ai visitatori di Expo e fedeli di diversi culti, di pregare in condizioni dignitose, anche per promuovere messaggi volti a rafforzare il dialogo tra le culture. Gli esponenti del centrodestra invece di attaccare il Sindaco, ancora una volta coraggioso nel promuovere il principio della città aperta e accogliente, dovrebbero tacere. A loro, infatti, è dovuto il ritardo decennale accumulato da Milano e confermato dalla vergognosa legge regionale da poco approvata.”.

La costruzione di una moschea ad Expo non convince nemmeno molti degli stessi fedeli, infatti le comunità islamiche di Milano vorrebbero un luogo di culto permanente dove poter pregare tutto l’anno e non una moschea temporanea dedicata ai facoltosi visitatori di Expo di fede mussulmana. Il Commissario Giuseppe Sala si è mantenuto cauto come in molte altre occasioni e ha cercato di addolcire la pillola affermando: “Ci muoviamo con molta attenzione per fare sì che passi la percezione di un Expo molto accogliente, ma fin dall’inizio abbiamo detto che non avremmo avuto un luogo di culto all’interno del sito, non è proprio nella tradizione degli Expo”.

 

Come al solito sembra vincere la vetrina luccicante dell’Esposizione Universale sui reali problemi, senza tenere troppo conto del sentimento comune della gente, nel bene e nel male e soprattutto senza andare al cuore della questione. Quello che preoccupa infatti è la storica, ma sempre più accentuata paura dello straniero, dell’abito che indossa, delle abitudini diverse. Questo suscita nelle persone comuni pregiudizio, violenza o voglia di non sapere, di non aprirsi, quindi non stupisce il servizio realizzato da Empty Tv. In questo video un ragazzo egiziano di 30 anni vestito con un tipico abito musulmano e un libro in mano (forse il Corano) ha percorso le strade di Milano per 5 ore. Qualcuno lo ha guardato con sospetto e indifferenza, qualcun altro ridacchiando ha detto: “Guarda, c’ha su il camice?, ma altri hanno iniziato ad insultarlo con epiteti come: “E’ uno dell’ISIS”, “Imam di merda”, “Talebano!”  Una persona impaurita ha invece esclamato: “Guarda, ha il Corano in mano, immagina se ha una pistola sotto la tunica.”

La moschea a Milano e la paura dello straniero

Il problema è reale: l’Isis esiste e fa paura, gli attentati  ci sono stati e potrebbero essercene ancora, ma forse quello che è più difficile da abbattere è il pregiudizio sotto l’abito. Ce l’hanno i politici, ma ne sono pervase anche le persone comuni che, visti anche gli ultimi accadimenti, difficilmente riescono ad accettare il diverso. La gente in metropolitana sobbalza quando questa si ferma e non pensa ad un guasto, ma ad un attentato e si guarda intorno, esattamente come quando qualcuno dimentica una borsa in un luogo pubblico. Se lo stato di allarme è già ben al di sopra della norma, che cosa accadrà quando ad Expo arriveranno persone di tutti i colori, di tutti i Paesi, anche quelle che provengono da zone nel mondo dove sono nati movimenti come l’Isis, come la Jihad. La moschea non ci sarà sul sito espositivo perché fa paura o perché i tempi sono troppo brevi? E se fosse stata approvata, l’avrebbero realizzata per un finto sentimento di accoglienza nei confronti di persone che probabilmente spenderanno un mucchio di soldi durante i 6 mesi di Expo o per un vero desiderio di far sentire a proprio agio chi proviene da un Paese diverso, con una cultura e tradizioni differenti?

 

 

 

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da MilanoExpo2015.it . ed è stato inizialmente pubblicato su www.milanoexpo2015.it. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Milano OnLine]

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