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Ma questo Cirque du Soleil ad Expo era davvero necessario?

Milano -
Cirque du Soleil

Lo scorso ottobre è arrivata la notizia ufficiale: Expo 2015 ha scelto le Cirque du Soleil, la celebre compagnia canadese per rappresentare il teatro italiano. Detto così il concetto non torna: invitare una compagnia straniera per rappresentare la cultura nel nostro Paese? La realtà però  è proprio questa. Forse non interessano le sorti del teatro italiano, ma questa scelta è rappresentativa della nostra esterofilia in ogni campo, della paura di rischiare e della mancanza di fiducia nelle possibilità dell’Italia. La notizia ha fatto indignare i maggiori esponenti del palcoscenico che ancora oggi protestano sulla stampa e sui social network contro questa scelta di Expo. Guidati dal regista lombardo Piero Maccarinelli hanno  lanciato una petizione su change.org e si sono rivolti a Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali, chiedendo di sostituire lo show ‘Alla Vita’ con uno o più spettacoli nostrani.

Il teatro Italiano protesta contro Expo

Lo spettacolo del Cirque du Soleil è stato pagato più di 8 milioni di euro per tre mesi di repliche, e se è vero che a pagare sarà Expo Spa è pur vero anche che i suoi azionisti sono il Ministero dell’Economia, la Regione Lombardia, il Comune, la Provincia e la Camera di Commercio di Milano: insomma a pagare non è solo Expo, ma i contribuenti italiani. A questo punto il discorso forse cambia: non riguarda solo una ristretta élite di teatranti, ma tutti. Noi italiani che non siamo forse forti nelle lingue, ma abbiamo una tradizione artistica e culturale millenaria, abbiamo scelto una compagnia canadese che ci rappresenti ad Expo e abbiamo deciso di pagarla più di 8 milioni di euro. Non dico che non dovesse esibirsi nel grande anfiteatro di Expo, ma forse si poteva scegliere di far esibire più compagnie e offrire ai 20 milioni di visitatori un programma più variegato.

Performance di teatro danza

E’ anche vero che il Cirque du Soleil propone uno show internazionale, e forse uno spettacolo di prosa potrebbe non essere capito dai visitatori stranieri. Dall’altra parte a difesa del teatro italiano, Expo 2015 poteva anche pensare di realizzare dei sottotitoli, come ad esempio fa il Piccolo Teatro di Milano quando ospita le produzioni straniere; ma dato che si sono dimenticati degli interpreti ad ‘Expo delle idee’, forse sarebbe chiedere troppo. Allora un’altra soluzione poteva essere uno spettacolo di teatro danza: molte compagnie italiane propongono ai festival internazionali questo genere di proposte artistiche, non sarebbe la prima volta.

L’attrice e poetessa Ilaria Drago ha scritto una lettera intestata al Cirque du Soleil che è stata poi diffusa non solo dagli artisti italiani, ma anche da semplici utenti che non fanno parte del mondo del teatro, ma che vorrebbero veder riconosciuto il proprio lavoro, almeno una volta nella vita, quando decidiamo di ospitare Expo in Italia. L’attrice non ce l’ha ovviamente con la compagnia canadese, che ammira e rispetta, ma vorrebbe che le istituzioni valorizzassero il nostro patrimonio artistico e i lavoratori dello spettacolo. Ecco una parte della lettera: “Siamo in tanti. Artisti. Teatranti, danzatori, poeti, performer, autori. Tanti davvero. E bravi! Siamo tanti professionisti che ogni giorno si trovano a lottare per non soccombere alla politica feroce che ci fa morti ogni volta che ci nega una sovvenzione, che non ci risponde al telefono quando presentiamo i progetti, che ci umilia tenendoci mesi se non anni a chiedere i cachet pattuiti per un lavoro realizzato. Siamo in tanti, bravi davvero, a non avere accesso agli spazi, ai teatri, ai progetti grandi. Figuriamoci a quelli internazionali! A dovere passare tantissimo del nostro tempo a tentare di fare quattro o cinque lavori insieme di cui non abbiamo competenza, invece del nostro, quello per cui siamo nati, abbiamo dato la vita, per il quale ogni giorno ancora ci svegliamo nella speranza di poterlo portare al mondo. Di poterlo vivere con dignità. Siamo tanti, davvero, e bravi! Ho trovato sconvolgente, un ennesimo atto di ignoranza e irresponsabilità da parte del nostro Paese, sapere che verrete in Italia, a Milano, a Expo 2015 prendendo tanti e tanti di quei soldi che noi forse non riusciamo neppure a immaginare, tanti di quei soldi che forse non vedremo mai nella nostra vita! L’ho trovato sconvolgente e anche violento direi. Mi sono vergognata di noi, del mio Paese!”. Dunque il problema di ospitare una compagnia straniera ad Expo sono i soldi, ma non solo, è la nostra dignità, il nostro lavoro che non viene premiato in nessun campo nel momento in cui si prevedono più di settemila volontari, seppur loro scelgano di partecipare ad Expo di loro spontanea iniziativa. Expo dovrebbe promuovere l’ ’Energia della vita’, ma le premesse non sono le migliori se non crede negli italiani, nelle loro possibilità, se non promuove il proprio patrimonio artistico, ma fa invece scelte facili e scontate, proponendo le Cirque du Soleil che all’estero già conoscono.

Forse la direzione di Expo ha paura che uno spettacolo italiano non venderebbe abbastanza biglietti per recuperare gli 8 milioni di euro investiti o che non riempirebbe un anfiteatro da 11 mila posti? A parte che mattatori come Roberto Benigni, Dario Fo o Marco Paolini credo ci riuscirebbero, ma poi, visto che il biglietto per ogni replica costa 35 euro, con una media di spettatori così alta, basterebbero poche repliche per recuperare l’investimento iniziale. Allora perché non rischiare? Se non con uno spettacolo, con più show alternati, in modo da dare spazio a più compagnie di teatro. Rimane solo Expo in Città, ma è a budget zero. E’ vero che gli italiani e gli artisti in particolare sono esperti nell’arte di arrangiarsi, ma questa scelta della direzione di Expo, non condivisa da molti, potrebbe essere una sconfitta annunciata per l’Italia.

Arlecchino, servitore di due due padroni al Piccolo Teatro di Milano

Oliviero Ponte di Pino, editor, scrittore, giornalista e curatore del programma di Book City, intervistato sull’argomento ha detto parole amare a questo riguardo: “Non sono a priori contrario, ma lo ritengo un sintomo di degrado. E’ un appalto, non c’è un progetto culturale. Anche chi non sa nulla di cultura e di spettacolo conosce il Cirque du Soleil, che fa spettacoli in tutto il mondo e passa in televisione. È la scelta ideale per qualunque ufficio marketing: un brand noto e affidabile, un prodotto garantito, che basta adattare e ‘localizzare’, mettendoci dentro magari il Duomo, la gondola e il Colosseo, la pizza e lo spaghetto, per far vedere quanto è bella l’Italia. Ma questa decisione implica che i brand italiani dello spettacolo e della cultura non siano all’altezza della sfida di Expo. Evidentemente le cosiddette ‘eccellenze italiane’ tipo Scala o Piccolo Teatro non sono così eccellenti. Noi italiani siamo i primi a pensare di non avere nulla da proporre. Lo scandalo non è il Cirque du Soleil, ma il fatto che nessuna realtà italiana sia stata ritenuta affidabile e ‘vendibile’, e che fino a poco tempo fa nessun intellettuale italiano abbia espresso pubblicamente perplessità sulla scelta del Cirque du Soleil, a parte Roberto Bolle (anche se poi in privato mugugnavano tutti). Al Cirque andranno oltre 8 milioni di euro per circa 3 mesi di repliche. Con quei soldi non  si potevano aiutare decine di teatri cittadini? Il problema non è distribuire denari a questo o a quell’altro. Expo 2015 avrebbe potuto offrire un’occasione per riflettere sull’identità italiana (e cittadina), ma  evidentemente per l’ufficio marketing di Expo Spa tutto questo non ha alcun valore. E non ha valore nemmeno per gli intellettuali italiani, che evidentemente preferiscono che venga scelto un artista straniero, piuttosto che il loro odiato (e invidiato) rivale. È il degrado del provincialismo.” Dunque l’Italia non crede abbastanza in se stessa e non coglie le possibilità di Expo o è tutto ‘Very Bello’?    

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da MilanoExpo2015.it . ed è stato inizialmente pubblicato su www.milanoexpo2015.it. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Milano OnLine]

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