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Esistono suicidi altruistici? La riflessione di Deflorian e Tagliarini in Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni

Milano -

deflorian-tagliariniLa scena raccontata da Markaris ne L’esattore, settimo libro della serie dedicata al commissario Kostas Charitos, in cui sullo sfondo della crisi economica greca vengono trovate le salme di quattro donne pensionate che si sono tolte la vita volontariamente per non essere più un peso per lo stato, fa riflettere sul suicidio non come gesto esistenziale, ma come atto politico estremo.

Nella storia dell’umanità molti sono i gesti estremi che hanno fatto riflettere la compagnia Deflorian/Tagliarini, tra cui quello di Jam Palach, patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese.
Jan Palach nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino.
Queste le parole trovate tra i suoi appunti: “Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura […]”

Jan Palach disse d’aver preso a modello i monaci buddhisti del Vietnam tra i quali il caso di Thich Quang Duc.
Thich Quang Duc è stato un monaco buddhista vietnamita che si diede fuoco a Saigon nel 1963 per protestare contro l’amministrazione del presidente del Vietnam del Sud e la sua politica di oppressione della religione buddhista.
Il 10 giugno 1963 rappresentanti della comunità buddhista di Saigon avvisarono la stampa americana che l’indomani sarebbe accaduto qualcosa nell’incrocio stradale davanti all’ambasciata Cambogiana. Thich Quang Duc, seduto su un cuscino da meditazione, cominciò a meditare e pregare. Un altro monaco del gruppo cominciò a versare una tanica di benzina sul suo corpo e, una volta raggiunto uno stato di concentrazione meditativa sufficient,e Thich Quang Duc accese un fiammifero e avvampò in una grande fiammata.

Questi e molti altri gli spunti per la drammaturgia e la messa in scena di Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni.
Quello di Deflorian/Tagliarini non vuole essere un racconto, ma un percorso dentro e fuori le quattro donne suicide di cui non si sa nulla se non la tragica fine. La decisione di andarsene delle quattro pensionate, in bilico tra la rinuncia esistenziale e l’atto politico, diventa così il rifiuto di una società della stanchezza, sempre più assertiva perché incapace di reagire.

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da Teatro Filodrammatici ed è stato inizialmente pubblicato su www.teatrofilodrammatici.eu. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Milano OnLine]

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