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BREVE STORIA DI UNA PASSIONE: NASCITA DE LA LETTERA di Paolo Nani

Milano -

paolo naniVordingborg, Danimarca. Novembre 1991.

Sono giorni che in sala, io e Nullo, non tiriamo fuori niente di interessante.
Ogni volta che devo fare un nuovo spettacolo è la stessa cosa.
La mia testa si riempie di pensieri catastrofici…
ecco, non ho più idee, la mia testa è vuota, la mia testa è SEMPRE stata vuota, non ho mai avuto idee mie, in realtà ho sempre scopiazzato quà e là, non sono un creativo, non lo sono MAI stato, … ecc.
Solamente alle terza – quarta volta comincio a notare che questo è un meccanismo che si ripete in maniera automatica. Un programma che parte per conto suo.
Devo solo ricordarmi di non credere a quello che il programma dice. Più facile dirlo che farlo.
Poi Nullo dice. OK, senti, proviamo a fare così:
Prendiamo l’idea di Esercizi di Stile di Queneau e molto liberamente la facciamo in un altro modo. Quindi c’è una scena “normale” e poi la rifacciamo tipo “all’indietro”, “volgare”, eccetera, con una ventina di variazioni che magari non c’entrano niente con quelle del libro.
Inventiamo un’altra situazione.
Per esempio, tu entri, ti siedi, scrivi una lettera, poi fai per andartene ma ti viene un dubbio: c’era inchiostro nella penna?
Controlli. No, non c’era. Poi esci. Ah! Ah! Bella, no?
Rimango ammutolito per alcuni secondi.
Maccheccavolo di scemenza, Nullo! Dico.
Di nuovo la mia testa parte per la tangente:
Questo non funzionerà mai! Nullo non ha mai fatto spettacoli comici. NEANCHE IO ho mai fatto spettacoli comici. Ho fatto solo cose drammaticissime. Cosa mi sono messo in mente? Non sono un comico. Cosa ci faccio qui? Per giorni non abbiamo tirato fuori niente di niente.

Ma dai, proviamo! Dice lui.
OK. Fermo il programma. Mi metto lì e fissiamo la scena Normale.
Adesso, dice lui, proviamo a farla con Sorprese.
OK, dico.
Vado nell’angolo e riparto. Tutto quello che ho fatto prima è una sorpresa:
Wow, una sedia! La bottiglia è una scoperta sconcertante, verso nel bicchiere e mi rendo conto che è geniale che il vino rimanga dentro il bicchiere! Assaggio e mi viene un colpo per l’ondata di sensazioni che mi invadono. Azz! la penna non l’avevo proprio vista, accidenti c’è anche la carta! … e via così.
Con la coda dell’occhio noto che succede qualcosa a Nullo.
Non capisco bene, e continuo.
Forse si sente male, penso, utilizzando i neuroni rimastimi a disposizione. Poi sento dei rumori gorgoglianti. Si è accasciato, sta proprio male penso ancora (ma non mollo l’azione che sto facendo e caccio un urlo quando vedo la foto della nonna).
Infine mi rendo conto che Nullo sta soffocando dalle risate tenendosi la pancia.
Non ha più fiato.
È allo stremo delle forze.
(In questo momento capisco che siamo sulla strada giusta)
Nullo RIDE col fischio e ogni tanto tossisce come se dovesse soffocare, ma non ha finito di esalare l’aria che ha nei polmoni che io ho già fatto qualcos’altro e lui scoppia in un’altra risata che lo lascia storto e tramortito sulla sedia.
A questo punto anche io ho difficoltà a stare serio e comincio a ridere anche se continuo le azioni.
Alla fine della scena siamo tutt’e due distesi per terra.
Finite le convulsioni, Nullo si toglie gli occhiali appannati e col dorso della mano si asciuga le lacrime sulla faccia indolenzita, muovendosi come se non dormisse da una settimana.
Gira la testa verso di me e dice “Ecco fatto, Paolone!”
Quando si riprende, mi suggerisce di preparare alcune scene con lo stesso impianto. Mi dà i titoli alla rifusa di una decina di scene e una settimana per prepararle.
All’indietro, seconda guerra mondiale, sesso, cieco, volgare, musical, circo, ripetizioni, sorprese, cantando (le variazioni finali saranno 15 in tutto, compresa quella Normale).
Mi viene in mente, e glielo dico, che ho visto uno spettacolo bestiale a Berlino, un paio di anni fa. Era uno spettacolo muto di un gruppo olandese di cui non ricordo il nome; avevano anche il pianista in sala. Era un Frankenstein o giù di lì. Era uno spettacolo in bianco e nero assoluto, ossia anche gli attori erano dipinti in bianco e nero. L’unica cosa rossa era la lingua. Insomma stile Ridolini, dove tutti gli attori si muovevano in maniera velocissima e per questo durava solo mezz’ora.
Ottimo. Allora facciamo anche questo, dice Nullo. Cinema Muto.

Nei giorni seguenti sono in sala da solo e non è facile.
Mi viene da fare tutt’altro, tutto il tempo. Ho sempre fame. Ho sempre sete. Combatto contro pensieri negativi.
Ma preparo le scene maledette una ad una.
Sono qui in una saletta del Teatret Cantabile 2, a Vordingborg, Danimarca. Sono emigrato qui con l’idea di starci per un anno e fare questo progetto comico. Mi sento come Robinson Crusoe su questa isola deserta. Il caffè fa schifo, non c’è neanche un bar e per la strada non c’è nessuno dopo le 5 di sera.
Mi mancano tanto il Parmiggiano, la pasta, e Venerdì (di Repubblica).
Nei giorni seguenti provo e riprovo la scena “Normale” mi rendo conto che le mie mani non sono abituate a maneggiare la carta della lettera, piegarla, e imbustarla. Lo fanno ogni volta in maniera diversa e spesso la carta si piega male. Allora vado in uffico e prendo lo scatolone con gli avanzi delle fotocopie. Saranno almeno 1500 fogli.
Mi metto lì e inizio a piegarli uno alla volta, lasciando che le mie mani imparino piano piano a maneggiare la carta, a sentirne il peso, la consistenza, la ruvidità e a piegare i fogli in maniera sempre uguale.
Ci metto un pò di tempo ma alla fine posso farlo anche con gli occhi chiusi e il risultato è sempre uguale.
Questa è una delle mille e preziose cose che ho imparato al Teatro Nucleo, a Ferrara, durante gli anni di training alle 7 del mattino: il corpo impara da solo, basta lasciarlo fare. E il lavoro consiste, quando si impara qualcosa di fisico, nel lasciare che il corpo impari a fare meno – a prendere la scorciatoria evitando i movimenti e la fatica inutili.
Quando Nullo arriva ho vicino al tavolo una montagna di fogli piegati alta un metro.
Gli mostro le scene che ho fatto.
Succede ancora, durante un paio di queste, che lui perda il fiato per le risate. E io provo un piacere particolare, che non conoscevo ancora – come il girare il coltello nella ferita di un moribondo. Infierisco. E mi piace tantissimo.
Dopo la prima serie di improvvisazioni bisogna cominciare a tirare le somme e a mettere le scene in fila. Ci sono poi alcune scene che richiedono un pò di tempo per essere preparate. E un paio che non so proprio come fare a risolvere. Senza mani per esempio. Checcàzzo. No so proprio come fare a piegare una lettera e a imbustarla senza usare le mani.
Bestemmio per una settimana e mi sa che questa scena dobbiamo scartarla.
Ugualmente, poco a poco, trovo la soluzione a tutti i compiti.

Il processo di creazione de LA LETTERA va avanti per circa tre mesi. Nullo viene in sala circa una volta ogni una – due settimane. Vede le scene fatte e mi dà altri compiti.
Dopo un pò viene addottata l’idea di presentare ciascuna scena mostrando un cartello con il titolo corrispondente.
Uno dei problemi che ho, è quello di ricordare tutta la serie di piccole variazioni, senza mescolarle tra loro.
Un’altro, è quello che, perdo un sacco di tempo dietro le quinte, tra una scena e l’altra, con tutti i cartelli delle scene e gli oggettini vari.
Per cui entra in ballo Lisa.
Lisa è svedese, allieva – attrice della scuola del Teatret Cantabile 2. Lei ha il compito, fuori scena di darmi il cartello giusto e di sussurrarmi all’orecchio il titolo o qualsiasi parola chiave mi serva per ricordare cosa fare nella prossima azione.
In questo modo, grazie a Lisa, i cambi diventano velocissimi.
Dopo circa un anno, lo spettacolo mi è entrato così tanto nel corpo che non ho più bisogno di Lisa. Ho spazio sul mio hard-disc mentale per organizzare e ricordare anche le cose dietro le quinte.
Dopo la prima ufficiale a Ålborg, Danimarca, nel Jomfru Ana Teatret, nel Febbraio 1992, LA LETTERA è stato presentato più di mille volte in 34 paesi: Austria, Belgio, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Groenlandia, Inghilterra, Irlanda, Islanda, Italia, Luxemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceka, Russia, Scozia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria.

DISCLAIMER: Questo articolo è stato emesso da Teatro Filodrammatici ed è stato inizialmente pubblicato su www.teatrofilodrammatici.eu. L'emittente è il solo responsabile delle informazioni in esso contenute.

[Fonte: Milano OnLine]

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